Niente da vedere, Niente da nascondere

di Andrea Bruciati

In un recente sondaggio di Guido Mazzoni (I destini generali, Laterza) si cerca di fare il punto sulla deriva delle ideologie della nostra epoca. Almeno noi occidentali siamo ad uno sbocco antitragico secondo lo studioso, perché nulla trascende la mera soddisfazione dei nostri bisogni individuali, soffusi da una patina di tolleranza che intorpidisce i conflitti interni e che esorcizza quelli esterni. Nulla di tragico ma neppure nulla di trascendente in una società dei consumi per cui l’obbligo del desiderio e l’imperativo del godimento sono matrici di quel “consumismo obbligatorio” come conferma lo stesso Lacan. All’inizio del millennio il modo di vita che esce vittorioso è quello meno eroico, meno grandioso, ma anche il più immanente seppur venato da un costante senso del disagio. E allora la funzione dell’artista, soprattutto del giovane autore, in questa apparente staticità qual è? Voglio sperare che diventi garante di un’azione parallela, ovvero che sviluppi una forma di resistenza a questa forma disomogenea di vuoto. Portavoce di un’impresa nevrotica per eccellenza, me lo immagino teso a riconnettere a un futuro comune destini individuali “liberati” e nuovamente responsabilizzati.

Una doverosa premessa per introdurre un Premio che si sta caratterizzando nel panorama nazionale come dinamico ed innovativo, particolarmente orientato verso le spinte creative e propulsive di una società alla stregua fondamentale immobile. Se l’Arte deve saper interpretare la vita contemporanea nella sue trasformazioni ed aporle, allora ritengo che la sfida possa essere ancora più intrigante quando affidata alle nuove generazioni: a quei giovani cioè che ancora possono e devono investire le loro forze per un’azione, se non rivoluzionario-combattiva, almeno protesa ad istanze utopiche di cambiamento. La loro riflessione non si basa certo su risposte definitive, anzi spesso hanno l’incoscienza del tentativo frammentario, ma nella migliore delle ipotesi si strutturano quali proposte coraggiose. Un guardare avanti allora, perché non potrebbe essere altrimenti. Lo sguardo dell’arte suggerisce nuove prospettive, offrendo un punto di vista non ortogonale perché interrogarsi sul presente significa anche costruire un percorso, una nuova geometria, che prova, senza arrendersi, ad esplorare ogni possibile destinazione. Il Premio Combat può agire in tal senso individuando le potenzialità su cui scommettere, supportandole, e stimolando una crescita culturale per l’intero territorio.

La valutazione, secondo i miei parametri di giudizio, riguarda pertanto una fascia generazionale germinale che però sta dimostrando di potersi confrontare su progetti di ampio respiro: artisti che hanno scelto di lavorare professionalmente, conducendo un percorso continuativo di ricerca in modo coerente. Fra gli autori segnalati da portfolio digitale, nella lista di seguito, evidenzio quei giovani più intriganti e attuali e, non da ultimo, che possiedono delle evidenti potenzialità di crescita, anche in vista delle residenze su cui il Premio Combat ha così fortemente investito.

Per la pittura e la grafica vorrei evidenziare pertanto le prove di: Kristina Alsauskaite, Nicolò Bruno, Julia Marco Campmany, Roberto Carovilla, Veronica De Giovannelli, Alessandro Fogo, Niklaus Manuel Gudel, Egie Karpaviciuta, Justine Luce, Davide Mancini Zanchi, Cristiano Menchini, Dario Molinaro, Lorenzo Morri, Vincenzo Purizo, Marco Rossi, Massimo Stenta, Maddalena Tesser, Sulitane Tusha, Sally Viganò. Per quanto concerne l’immaginario fotografico, la mia attenzione si è invece soffermata su Eric Davanzo, Matteo Girola, Rachele Maistrello, Federico Morri, Alessio Zernoz, mentre per la scultura/istallazione è nei nomi di Paolo Brambilla, Samuele Cherubini, Silvia Giambrone, Marco Gobbi, Miz Nakaishi, Fabio Ranzolin che ritengo vi siano le prove più convincenti. Non da ultime le sperimentazioni di arte in movimento, per cui mi sono soffermato su quattro autori come: Ricky Bardy, Francesco Cardarelli, Daniel Nicolae Djarno, Roberto Fassone.

 

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

Presidente Fondazione  Sandretto Re Rebaudengo

Sono lieta di far parte anche quest’anno della giuria del Combat Prize, insieme a Fabio Cavallucci, Francesca Baboni, Andrea Bruciati, Stefano Taddei e Roberta Vattorta. Le difficoltà che la cultura contemporanea attraversa oggi in Italia, anche a causa della situazione economica del nostro Paese, diminuiscono le occasioni di visibilità per i giovani che desiderano intraprendere una carriera artistica di qualità. Per questo motivo il Combat, giunto alla sua sesta edizione facendo registrare un notevole incremento di partecipanti, rappresenta una vetrina importante, ma anche un concreta possibilità di sostegno per i giovani ed è quindi un appuntamento irrinunciabile per la promozione e la ricerca di nuovi talenti artistici in Italia.

Ogni anno gli organizzatori del concorso ne curano scrupolosamente l’organizzazione. Quest’anno per i finalisti è stata organizzata la mostra al Museo Civico Giovanni Fattori ex Granai di Villa Mimbelli e alla Fortezza Vecchia di Livorno (dal 27 giugno al 25 luglio 2015), e tre vincitori hanno l’occasione di partecipare ad una residenza Firenze, Livorno o Berlino. Il concorso si conferma come piattaforma efficace non solo per la scoperta, ma soprattutto per la crescita dei giovani artisti, chiamati a confrontarsi con scene artistiche differenti e con i professionisti del settore.

Partecipare ad una residenza, in Italia e all’estero, è sempre un’esperienza formativa importante. La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è impegnata da molti anni per promuovere e supportare progetti di residenza. In particolare, Fondazione organizza da nove anni una residenza per giovani curatori stranieri, che si configura come un laboratorio per le pratiche curatoriali ma anche come una forma di promozione degli artisti italiani, ai quali viene data la possibilità di far conoscere il proprio lavoro ai giovani professionisti che lavorano sulla scena internazionale,suggerisco sempre a tutti gli artisti, specialmente quelli all’inizio della loro attività, di prendere in considerazione l’opportunità di partecipare ad una residenza, un’esperienza oggi più che mai determinante per lo sviluppo della loro carriera. Ma fa piacere quindi constatare che la mobilità dei giovani artisti è in aumento, come dimostrano molte delle biografie dei partecipanti al Combat Prize.

Ogni anno trovo interessante analizzare alcuni risultati numerici del concorso, risultati che permettono di comporre un’istantanea dello stato dell’arte contemporanea in Italia, dei suoi orientamenti, delle sue caratteristiche e della diversità dei suoi linguaggi. Anche quest’anno vi è una sostanziale parità tra artisti uomini (52%) e donne (48%). Per quanto riguarda i mezzi espressivi utilizzati, la pittura rimane il medium più amato dagli artisti, con quasi la metà delle opere in concorso (48% dei partecipanti), seguita dalla fotografia (in crescita rispetto allo scorso anno, con il 19%) a pari merito con installazione e scultura (rispettivamente 19% ciascuna). Chiudono la graduatoria la grafica (10%) e il video, con solo il 4% delle opere presentate.

Questi dati evidenziano una decisa riscoperta da parte degli artisti giovani della scultura e dell’installazione, che raggiungono gli stessi risultati numerici di un medium – la fotografia – tradizionalmente molto amato. Si tratta di un dato estremamente interessante, che riflette le più recenti ricerche sulla scena contemporanea internazionale, come dimostrano le opere presentate quest’anno alla Biennale di Venezia. Quanto all’ultimo posto fatto registrare anche nel 2015 dal video, un mezzo espressivo che invece personalmente apprezzo molto, credo sia interessante una breve riflessione. Sono ancora numerose le opere video che possiamo ammirare nelle mostre e nei musei del mondo, in particolare laddove la ricerca assume un ruolo importante nella selezione degli artisti e delle opere.

La presenza del video è invece sicuramente più esigua nelle fiere, dove le dinamiche di mercato guidano gli artisti verso l’utilizzo dei media più facilmente fruibili per i collezionisti come la pittura. Ma, a prescindere dal mezzo espressivo utilizzato, credo che sia importante seguire e supportare gli artisti soprattutto nelle prime fasi della loro carriera dando loro la possibilità di esprimersi liberamente e di porre solide basi per la loro ricerca.

Al termine della mia esperienza nella giuria di Combat Prize, desidero congratularmi ancora una volta con gli organizzatori del concorso. Ringrazio tutti gli artisti che hanno deciso di parteciparvi con le loro opere e auguro a tutti di continuare a lavorare con intatto entusiasmo, non smettendo mai di mettersi alla prova e con la consapevolezza che l’artista riveste un ruolo importante nella nostra società: quello di colui che sa guardare nel profondo la realtà del nostro tempo e trasmettercela con occhi nuovi.